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FAVOLA BREVE

 

Mia madre si chiamava poesia

E tutti i giorni giocavo nel suo cortile

Cercavo la luna accesa con l’oro

E restavo a puntarla col dito d’un bimbo.

 

C’erano uccelli nel mio giardino e pipistrelli

A dirmi è tardi veniamo domani

E forse credevo alla favola breve

Che inventavo la sera per farmene un sogno.

 

E dormivo abbracciato al rimorso di non essere grande

Cercando nel cielo angeli buoni

Che mi dessero il pane e anche un sorriso

Che mi dicessero bravo e cantassero lieti

 

Oltre il dolore della mia casa.

 

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