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A T T E S A
Sul mio derma passano i giorni
come pause di labilità
e attesa dell’ultima ruota
che nel silenzio s’ode improvvisa
a rompere la monotonia dei tagliatori d’erba
rimasti chini a palpare la terra.
La luce è il confine delle cose
in urto continuo e violento
fino alla pretesa del pensiero
in amorale atteggiamento d’attesa.
E così mi troverà la sera
indeciso a varcare coi segmenti della notte
la tenue differenza che sovrasta l’esistenza.
Fino a produrre segmenti al tempo
rivoltati in punti neri
nel biancore del mattino
coi non sopiti dubbi del pensiero
e del sacramento umano:
Dio cos’è, dov’è, Dio che fa ?
Perché il dolore è sul volto
di chi rimane ancora lontano
e misura lo spazio con gli occhi di un cane randagio.
All’improvviso il cuore è fermo
il sole è opaco, il fuoco è spento..
Ci resta qualcosa delle parole
dette e contraddette
che non sia questo bisbiglio lieve
d’un lamento
covato nella città del nostro silenzio
e del nostro turbamento ?